Smart Working 2020: effetto COVID o del mondo che avanza?

Lo smart working è la conseguenza della pandemia di Covid-19 oppure l’effetto della modernità che avanza? Ne parliamo in questo articolo

 

Riflessioni sul lavoro agile


Questo mese scriverò qualcosa di, apparentemente, dissonante: non è vero che è bello lo smart working!
Lo smart working è utile e va visto in un’ottica di complementarità. Ma non può essere lo standard di vita. E ve lo dice uno che ha fatto smart working per otto anni, ma lavorando da solo.
Vi invito, da imprenditore, a fare una riflessione: lo smart working offre ai dipendenti maggiore flessibilità, anche sull’orario di lavoro, ma non si può negare che elimini i vantaggi chiave creati dalla collaborazione che scaturisce dal lavorare in team. Nella nostra azienda non abbiamo prodotto mai tante idee su nuovi prodotti e servizi come dopo il 4 maggio 2020.
 

Smart working: pro e contro


Lo smart working può indubbiamente offrire dei vantaggi, come può, alla lunga, far emergere alcune criticità. Vi sono aspetti legati al lavoro in presenza che inevitabilmente subiscono dei ridimensionamenti nel lavoro agile, come: 
 
  • Collaborazione: i lavoratori che sono fisicamente in grado di vedersi e parlarsi trovano più facile sviluppare collettivamente nuove idee;
  • Socializzazione: i dipendenti possono sentirsi facilmente isolati quando lavorano da remoto, in solitudine. Riportarli sul luogo di lavoro consente loro di lavorare in gruppo;
  • Coordinazione: è molto più semplice per i team lavorare insieme in ufficio. Rimanere aggiornati ed in linea con il lavoro degli altri;
  • Benessere: solo quando si lavora fisicamente insieme è possibile salvaguardare la salute psicologica ed emotiva dei colleghi quando necessario.
Senza dimenticare che gestire un’azienda a distanza non è affatto cosa semplice!
 
È chiaro che il ritorno in ufficio presuppone ridurre la densità e gestire la presenza proteggendo i dipendenti, tracciando i contatti e affrontando le sfide del “nuovo normale”. Tutto questo si traduce in sicurezza sul lavoro:
 
  • Lavoro flessibile: con conseguente riduzione del numero delle persone che lavorano in ufficio;
  • Riduzione della densità di lavoro: le aziende ridisegneranno i loro uffici per fornire più spazio e più distanza. La stima è di 15mq ad area di lavoro, con uso ridotto di scrivanie;
  • Sempre meno persone in presenza: l’ufficio diventa un luogo utilizzato per collaborare con i colleghi ed incontrare i clienti;
  • Ridimensionamento immobiliare: quanto sopra descritto migliorerà la produttività e consentirà significativi risparmi di costi
In sostanza, dobbiamo prepararci al nuovo normale, dove le aziende possono ambire a tre risultati, perché lavorare in smart working significa anche:
 
  1. Riduzione del 50% dei costi immobiliari;
  2. Riduzione del 100% dei costi di ripristino di emergenza: scelta possibile eliminando la necessità di disporre di spazi di lavoro alternativi permanentemente disponibili, continuando a lavorare da casa in caso di problemi;
  3. Migliora la produttività dei dipendenti e l’attrazione dei talenti, fornendo un vero ambiente di lavoro flessibile in cui i dipendenti possono scegliere da dove lavorano, si riducono i tempi di percorrenza, lo stress e si promuove il benessere generale dei dipendenti.
In tutto questo non c’è niente di “informatico”, ma è il mondo che cambia. È bene e giusto guardare avanti, ma tenendo sempre un occhio al passato, perché le relazioni umane, non virtuali, fanno ancora, a mio giudizio, la differenza. 
 

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